Gas serra: nel 2015 assegnate all’Ilva di Taranto emissioni 200 volte superiori a quella di Genova

Un approccio diverso dal solito ci può aiutare a comprendere come la produzione industriale a Taranto determini un impatto assolutamente enorme addirittura a livello mondiale, di un ordine di grandezza superiore a qualunque altra attività in Italia e forse in Europa. Lo spunto viene dalle deliberazioni del Ministero dell’Ambiente in materia di autorizzazione al rilascio di emissioni di gas serra secondo il protocollo di Kyoto.

Il protocollo di Kyoto è un accordo tra 180 Paesi stipulato nel 1997 nella città giapponese da cui prende il nome ed entrato in vigore nel 2005. Attualmente vi aderiscono quasi 200 Paesi. Il trattato prevede che ogni Stato limiti le proprie quote di emissioni industriali di gas ad effetto serra (biossido di carbonio,metano, ossido di azoto, idrocarburi, composti florurati) ad un livello inferiore del 5% rispetto a quello del 2012.

I gas serra contribuiscono a livello locale ad aumentare l’inquinamento (soprattutto idrocarburi e composti florurati) e a livello mondiale determinano il surriscaldamento del pianeta Terra. Essi creano uno strato nell’atmosfera trasparente rispetto al passaggio dei raggi solari, ma che trattiene, in parte, il calore terrestre, come una coperta che avvolge il nostro pianeta.

Le emissioni industriali totali di ogni paese vengono suddivise in quote e ogni anno il Ministero, col Dipartimento per la tutela Ambiente e Clima, individua le attività industriali di maggior impatto e rilevanza per quanto riguarda le emissioni di gas serra e assegna ad ognuna di esse una quota limite gratuita da rispettare per rientrare nei limiti di Kyoto. Scorrendo nelle tabelle fornite dal Ministero dell’Ambiente per il 2015, Taranto risulta di gran lunga la città che ospita le attività industriali autorizzate alla più alta emissione di gas serra. Vengono per esempio autorizzate all’acciaieria del capoluogo jonico quote 200 volte superiori a quelle dello stabilimento di Genova e, in generale, emissioni decine di volte superiori a qualunque altra industria italiana.

Ecco alcuni esempi di quote assegnate alle principali industrie italiane:

ILVA DI TARANTO 13.737.355

CEMENTERIA DI COLLEFERRO 386.889

CEMENTERIA DI REZZATO 372.217

ITALCEMENTI DI CASTROVILLARI 180.013

ILVA DI CORNIGLIANO 72.444

Nel 2014 le attività industriali pugliesi hanno emesso oltre il 21,2% della CO2 nazionale del totale nazionale, con un aumento del 3,4% rispetto al 2013. Poche grandi industrie con quantità enormi di emissioni, rispetto a tante piccole industrie diffuse per esempio al Nord. Delle tipiche cattedrali nel deserto le industrie nel nostro territorio. Un’economia che punta quasi del tutto su di esse con un impatto ambientale neanche lontanamente paragonabile a quello di altre realtà nazionali.

Giuseppe Aralla

http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/allegati/emission_trading/deliberazione_35_2015.pdf

 

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